Simposio: Narrazione di se'

Gli utenti, le famiglie, gli operatori e i volontari si raccontano

L’autobiografia e la narrazione orale di sé si sta affermando in molti luoghi educativi come proposta formativa finalizzata all'attivazione o ri-attivazione di percorsi di crescita individuali e di gruppo. Tale pratica tende a sollecitare nei soggetti il recupero di quelle "tracce di senso" esistenziali, relazionali, cognitive, affettive presenti lungo la  personale storia di vita spesso sommersa  dalla superficialità e automaticità che accompagna gli atti della vita quotidiana vissuti con molteplici interferenze che accrescono il disagio e  il disorientamento.

L'uso dell'autobiografia si sta affacciando nelle pratiche pedagogiche  perché tende a incoraggiare e a sostenere il sentimento di autostima che è alla base della capacità di ridisegnare la personale storia di vita, sia in termini di ri-comprensione di quella precedente, sia in termini di permanente riformulazione progettuale... E la sfida educativa consiste nell'offerta di un break evolutivo che confligge con una vita considerata come contenitore di cose delle quali è sempre più difficile, se non addirittura impossibile, scoprire il "valore aggiunto".

Compito dell'educatore nel setting è quello di favorire lo sviluppo di uno spazio per  promuovere forme di esperienza individuali e collettive autenticamente vissute e non solamente agite. L'educatore  ricopre la posizione di colui che cerca di esplicitare un ascolto continuamente corretto dall'autoreferenzialità di chi narra, senza imporre un codice interpretativo a priori.

La condivisione di percorsi personali e professionali con utenti, familiari ed operatori favorisce la comunicazione di importanti messaggi a persone estranee a tematiche neurologiche, vascolari e traumatiche.

Finalità: riconoscere per includere

Nella prospettiva autobiografica da una sofferenza si guarisce soltanto a patto di sperimentarla pienamente, di fissarla ben in volto per poi poter guardare oltre il dolore, creare la distanza emotiva necessaria per prenderne distacco e aprirsi a nuove possibilità.

Nell’idea relazionale, l’inno alla vita e al suo valore acquisiscono significato nello stesso momento in cui si ha la possibilità di esprimerli.

Soltanto così narrare e scrivere possono diventare sfogo, liberazione, cura.

Obiettivi:

  • Promuovere cultura e conoscenza di altre realtà: far conoscere la realtà dell’evento del post-coma da parte di chi lo ha vissuto e lo sta vivendo. I trattati medici, psicologici e sociali danno indicazioni clinico - teoriche precise e chiare tralasciando, però, quei contenuti esperienziali appartenenti dapprima al soggetto, alla sua famiglia e successivamente a tutti gli operatori che, ogni giorno, cercano di restituire alla persona autonomie per una vita qualitativamente possibile.
  • Permettere di esistere ANCORA: ogni uomo và incoraggiato e sostenuto nello svelamento di quella storia personale faticosamente costruita all'interno delle relazioni che ha organizzato e costantemente ri-organizza nell'incontro con gli altri e con il mondo circostante
  • Accompagnare verso l’autonomia: la preoccupazione pedagogica dell'educatore sta tutta nell'invito rivolto a ciascun uomo a fare della vita una ricerca permanente di senso e non nella proposta di modulare nel tempo un percorso già dato ed elaborato altrove.
  • Rispettare i diritti di ciascuno: guardare l'uomo nella sua capacità di essere, cioè di divenire, di volta in volta e in ogni luogo, soggetto autenticamente storico
  • Rifiutare la fatalità: La ricostruzione di senso, in termini autobiografici, impegna la memoria non come "luogo" dove si celano i reperti archeologici di un'esistenza ormai consumata e da studiare e inventariare, bensì come "luogo" metaforico dove un io tessitore e mediatore cognitivo ed affettivo lavora instancabilmente come formatore di se stesso - navigatore infaticabile fra quegli schemi e quelle pratiche - nello sforzo costante di attribuire senso e orientamento al corso della vita.

Contenuti

I recenti approcci biografici e narrativi mostrano come proprio la narrazione sia un elemento centrale nella vita dell'uomo. La narrazione individuale di storie genera l'organizzazione mentale di una biografia personale che, adeguatamente intrecciata con le storie di altre vite, contribuisce a donare un senso alle proprie esperienze ed alla propria esistenza.

Questo perché, nel corso della vita, non facciamo altro che raccontare noi stessi attraverso storie che rappresentano dei veri e propri atti narrativi in quanto frutto di operazioni attive di organizzazione ed elaborazione dei diversi episodi che riteniamo più importanti per la nostra vita (cfr.Callieri, 1999-2000).

Tale operazione nasce dall’esigenza di raccontarci all’esterno, oltre alla necessità di dare un senso a ciò che ci accade permettendoci di far conoscere agli altri la nostra realtà. Nasce dal desiderio di raccontarci persino a noi stessi.

Oltre ad essere un essenziale strumento relazionale quindi, la narrazione rappresenta anche, e soprattutto, la via attraverso cui dare forma alla propria identità.

Il qui ed ora del setting educativo diventa il luogo e il tempo fertile all’interno dei quali iniziare a vivere esperienze nuove, nuovi modi di sentire, versioni diverse della propria esistenza e, quindi, nuovi racconti.

"Ricostruire una storia diviene dunque un costruire insieme un tratto di vita, rimodellare parti di  sé, delle rappresentazioni della propria identità e del proprio contesto sociale" (Venturini,1995,pp. 56). Significa dare origine ad un racconto nuovo che, in quanto condiviso, crea un confronto all’interno del quale l’educatore si muove verso un obiettivo: facilitare la persona nell’assunzione di responsabilità, aiutarla a rischiare possibilità diverse, ad aprire un copione di vita che si ripeteva sempre nello stesso modo. La aiuta a riaprire il finale, in un certo senso, in quanto gli offre la possibilità di togliere la parola fine.

(Rossana Suglia)