Quando alcuni nostri utenti, dopo qualche anno di frequenza presso il nostro CDD e avendo recuperato fin dove possibile le proprie competenze, hanno chiesto al nostro servizio di essere aiutati a pensare ad un futuro che restituisse loro dignità come persone, e non come ammalati o disabili o handicappati, l’intera equipe ha cominciato ad interrogarsi sulle possibilità e le problematiche insite nella relazione d’aiuto.
Un piccolo gruppo di operatori si è occupato di approfondire e conoscere le proposte riabilitative offerte da altre strutture e da altre realtà attraverso incontri, partecipazione a convegni e gruppi di studio.
Abbiamo così preso spunto da alcuni amici ed ex colleghi della U.O.P. di Saronno e dell’Alto Adige il concetto di recovery/guarigione[1] come costruzione di una vita soddisfacente e dotata di senso così come definita dalle persone stesse, nonostante la presenza o meno di deficit o problemi ricorrenti o permanenti.
Questo approccio riabilitativo, in uso in poche realtà psichiatriche italiane, sposa la filosofia della possibilità per tutti, della lotta allo stigma ed un invito ai servizi ad un miglioramento nella capacità di comunicare alle persone un senso di speranza, attraverso un linguaggio che trasmetta incoraggiamento e fiducia nelle loro potenzialità, e fornisca capacità a riprendere in mano la propria vita.
Se questi concetti sono aperti all’essere uomo in quanto tale, ci siamo permessi di applicarli, in modo sperimentale, anche nel contesto della disabilità neurologica.
Molti gli incontri d’équipe e di supervisione, molti workshop e partecipazione a convegni per condividere l’idea che operatori e servizi devono creare le condizioni e le opportunità affinché le persone possano ritrovare la propria strada, ricollocandosi nel proprio percorso esistenziale. In questo modo le persone possono esprimere se stesse nei diversi aspetti della propria vita, dalla casa, al lavoro e al tempo libero.
Da qui è nato il Progetto “E la vita continua. Consapevolezza e gestione della propria disabilità: l’utente diviene facilitatore sociale” che è stato presentato al I Convegno Nazionale delle Associazioni Italiane di Analisi Transazionale a Roma, il 24-26 febbraio 2012 con il titolo dell’intervento: “RI-COSTRUIRSI PERSONA” Come si cambia dopo una vita interrotta a causa di un incidente. Percorsi di counselling con un gruppo di utenti.
Nella stesura del Progetto, avevamo integrato gli assunti teorici dell’Analisi Transazionale (di cui alcuni nostri operatori sono formati) con quelli inerenti la Riabilitazione psichiatrica e psicosociale. Il contributo aveva messo in evidenza l’utilizzo dell’Analisi Transazionale (A.T.) “senza cera” in un intervento rivolto ad un gruppo di persone con cerebrolesioni acquisite. In tale contesto l’A.T, come sistema teorico aperto, ha la funzione di integrare le competenze sanitarie con quelle psicopedagogiche, offrendo all’utenza e all’ equipe strumenti utili sia sul versante relazionale che tecnico. Che cosa proporre a persone giovani, afasiche o disartriche e/o in carrozzina da dieci anni, consapevoli della propria storia e desiderose di ri-costruirsi una vita improvvisamente interrotta, di ri-costruire legami e di ri-costruirsi persone? Cosa rispondere a queste persone che, dopo un lavoro autobiografico verbalizzato e trascritto aldilà difficoltà linguistiche, rivivono una sorta di “viaggio” dentro di sé tra passato (vita prima del trauma), presente (l’evento traumatico e la fatica di riprendersi e di esserci) e che in merito al futuro (aspettative, desideri e sogni) si sentono pronti, spaventati e soli? I principi di base dell’AT e in particolare il pensiero di MT Romanini[2], la sua idea di una “vita in attaccamento” sono stati una guida per proporre un progetto dove un nuovo racconto di sé, una nuova narrazione che nasce all’interno di un gruppo, “luogo di attaccamento” come lo definisce A. Rotondo[3], facilita la persona ad assumersi responsabilità, a sentirsi aiutata a rischiare possibilità concrete e diverse in luoghi diversi da quelli sanitari, familiari o riabilitativi e ad aprire il suo copione di vita.