L’atteggiamento degli operatori presso il Centro, indipendentemente dalla propria provenienza formativa, si manifesta attraverso l’accoglienza dell’altro con la sua storia, il suo presente e i nuovi bisogni. Questo approccio rappresenta la possibilità per tutti di riprendere la propria vita anche con le difficoltà che l’esperienza traumatica o clinica ha restituito, attraverso un linguaggio che trasmetta incoraggiamento e fiducia nelle proprie potenzialità ma, altresì, ad assumersi le proprie responsabilità in percorsi che richiamino a ciascuno il proprio presente.
Il Centro diviene luogo di attaccamento, pronto a facilitare la persona a sentirsi aiutata, a rischiare possibilità concrete e sorprendenti in spazi diversi da quelli sanitari, familiari o riabilitativi e ad aprire o riscrivere pagine esistenziali nuove. L’atteggiamento professionale del prendersi cura dell’altro ha come focus il ricreare esperienze senso-percettive che a livello di coscienza definiscano il danno subito, esperienze creativo-estetiche e che permettano alla stessa di PARTECIPARE ALLA SUA VITA, in quanto persona intera e non parti di essa da riabilitare, curare, aggiustare!
In tali condizioni si costituisce, quando è possibile, una condizione di lotta nella mente contro la limitazione che si vorrebbe superare. Probabilmente questa dinamica profonda è il motore fondamentale della ripresa. Si tratta di un lutto che deve essere continuamente elaborato e la caratteristica dell’esperienza di perdita è quella di trascinare altre esperienze precedenti nell’attuale scenario mentale.